…perchè la Bellasignora è anche una ragazza degli anni ’80…
Metti una sera all’Arena, una pioggia battente, un Giugno che sembra Febbraio, una band entrata nei sogni proibiti di molte fanciulle ed un concerto atteso da tempo.
E siamo ancora noi, la vostra ghost writer preferita e l’inossidabile benchè febbricitante Francy, il Batman e Robin delle manifestazioni musicali, le Gianni e Pinotto dei diluvi universali pre concerto, le Stanlio ed Olio delle serate epocali.
Nuvole nere all’orizzonte, non ci fermerete!!!
Accantonata l’idea del look NajOleariElCharroTimberlandBarlingtonDiesel per un più rassicurante KwayCalosceOmbrelloa2piazze, le vostre eroine giungono all’Arena cariche di giovanilistico entusiasmo che manco l’ultimo giorno di scuola.
Ma voi sapete cosa vuol dire essere state duraniane? Intere bombolette di lacca per creare impalcature futuristiche degne di riguardo, ore ed ore di Festival di Sanremo in attesa della Band, recensioni colte al limite del filosofico sull’unico capolavoro cinematografico che la settima arte abbia mai potuto annoverare negli anni ’80, quell’ormai mitico “Sposerò Simon Le Bon” visionato al limite dello sfinimento. Cosa saranno dunque poche (magari) gocce?!
E poi quella location che ti sembra di essere Alice nel paese delle meraviglie, tra giochi di luce pirotecnici, video ipnotici, fuochi e fiamme, pioggia di coriandoli rosa shocking (uno me lo sono accaparrato a gomitate e consegnato ai posteri all’interno della mia scatola dei concerti).
Si inizia con l’eleganza di “Paper Gods” in grado davvero di dimostrare non solo l’evoluzione continua della band ma anche la voglia di cambiamento senza nostalgia e si continua con una “doppietta” da strappacapelli: “The wild boys” e “Hungry like the wolf” che, una dietro l’altra, mettono duramente alla prova il cuoricino degli astanti che non rinunciano certo a cori, urla ed applausi senza freni.
E loro sono davvero Wild… stilosi e super fashion, tra jeans bianchi (Simon), giacche in pelle (John), t-shirt stampate e l’inevitabile completo lucido con tocchi di strass per il festeggiatissimo Nick Rhodes (è il suo compleanno e sul finire un tenore lo omaggerà di un Happy Birthday in chiave lirica e corale).
E poi se è vero che la vita comincia a quaranta anni e che i quaranta sono i nuovi venti eccetera, eccetera, eccetera, allora lasciateci ballare senza tregua sulle note di “A view to a kill”e “Notorius”, sospirare su “Planeth earth” (con l’omaggio emozionato di Space Oddity a David Bowie) ed “Ordinary world”, scatenarci su “New moon on monday”,“The reflex”e“Girls on film”! E poi, nei bis, piangere teneramente su “Save a prayer”e “Rio”.
E urlare, urlare, urlare, a Simon che si vuole sposarlo, a John che è sempre un bell’uomo, a Roger che che è come il vino, a Nick che rimane sempre e comunque più truccato e fonato di noi ragazze anni ’80…
Wild Boys forever, provare per credere!!!
P.S. Le vostre sempregiovani sono arrivate a casa sane e salve rinunciando, ahimè, ad attendere la band pressate come salami sulle transenne esterne solo per ragioni puramente meteorologiche/salutistiche, ma non preoccupatevi, ci riproveremo!!!