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Bruce

30 anni e non sentirli…21 Giugno 1985.

 Aspettando il concerto che ti cambia la vita: Bruce Springsteen, Milano San Siro 21 Giugno 1985.

Per la maggior parte del mondo terracqueo la data del 21 Giugno coincide con il primo, sospirato, agognatissimo giorno d’estate.

Per noi springsteeniani no, non è così, per noi sarà sempre e solo la data del primo concerto del nostro amato bene in suolo italico, in uno stipatissimo Stadio San Siro, in una giornata dal caldo epocale ( o forse era l’ansia?).San-Siro-1985_

La vostra solerte ghost writer ai tempi non possedeva patente o facoltà di voto, ma era già da qualche anno irrimediabilmente presa ( eufemismo) dal boss  del New Jersey a causa del classico cugino più grande ( chi non ne ha mai avuto uno) tutto Genesis, west coast e cantautori impegnati italiani.

Per i suoi 18 anni il compagno di banco gli regala Born to run … Il resto è storia ( anche della sua piccola cugina allora tredicenne).

Ma torniamo a quel 21 giugno 1985.

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Look studiato fintamente casuale:calzoni più volte risvoltati, camicia fantasia mezza manica anch’essa rigorosamente risvoltata, Superga un tempo non troppo lontano bianche, bandana d’ordinanza, il tutto magicamente coordinato nei toni di uno sfacciatissimo rosso che mi illudevo, ahimè, potesse attirare l’attenzione di chi sapete voi …

Si parte con tanto di panini al sacco (che chissà per quale mistero risultano sempre più buoni di quelli comperati) e l’entusiasmo contagioso di una gita memorabile.

Gruppo composito il nostro, tra fan di alto livello (c’è addirittura chi lo ha già visto in Svizzera e se ne vanta a giusta ragione e io che li odio amabilmente), chi lo conosce il giusto, chi accompagna la nipote interamente affidatagli (i miei zii).

E poi quel San Siro privo di coperture, coi gradoni alti e scomodi, senza un filo d ombra e il mega palco transennato così vicino, così lontano…

Ore di attesa interminabile, acqua ingurgitata come se non ci fosse un domani, divieto dello zio apprensivo anche di respirare onde evitare inalazioni sospette  degli inevitabili vicini hippy …

E io che faccio ? Mi metto alla caccia della neo signora Springsteen, quellla tanto discussa e criticata Julianne che davano avvistata ovunque essere umano ponesse occhio.

Cerca che ti ricerca, complice l’utilissimo binocolo da stadio del previdente zio, credo di avvistarla dietro il palco, onestamente ancora mi chiedo se fosse lei, un cosa me la ricordo: l invidia.

Il caldo no, quello non lo sentivo, o forse era così opprimente da ottenebrare tutti i sensi, in quel giorno speciale così prepotentemente solleticati.

bruce_springsteen_san-siro_21_06_1985_di_giovanni_canitano

Ricordo le luci, quei potenti fari da stadio che dopo 4 ore e mezza di magia illuminarono a giorno la notte meneghina sotto la versione più sfrenata e possente di Twist and shout che le mie giovani orecchie avessero mai sentito…

Quelle luci che, una volta risalita in auto, continuavo a guardare da lontano mentre chilometri di autostrada iniziavano tristemente a separarmi dal mio mito…

Vedo le sagome della band da lontano, ovazione ad ogni entrata, lo zio mi chiede se Bruce è quello con il sax ( tranquilli dopo è rinsavito), non lo insulto per educazione.
“Concentrati Vero, jeans, t-shirt, bandana, ci siamo”
La musica attacca…

“Born down in a dead man’s town
The first kick I took was when I hit the ground”…

Nata per correre con te, da allora non ho ancora smesso…