E’ già tempo di una nuova favola: quella del leggendario René Lacoste e di tutti gli eventi incredibili che ne seguirono …
C’era una volta in una vetrina di un negozio di abbigliamento di Boston una stupenda borsa in pelle di coccodrillo guardata con occhi vogliosi da un giovane campione francese di tennis, nella quale avrebbe voluto riporre le proprie racchette .
Come racconta l’amabile Gianni Clerici, tale ammirazione suscitò il divertimento dell’intera squadra di Coppa Davis, in trasferta americana per la semifinale contro l’Australia, tanto da indurre il capitano Pierre Gillou a promettere a René l’ambita borsa nel caso avesse vinto entrambi i singolari.
Le vittorie arrivarono, la borsa no, ma rimase quello che divenne il marchio di fabbrica di monsieur Lacoste, quel fortunato coccodrillo portafortuna che iniziò a far ricamare su blazer e camicette di piquet leggero.
Come Suzanne Lenglen aveva accorciato le gonne ed alleggerito l’abbigliamento del tennis femminile cosi René modificò quello maschile tagliando le maniche alle camicie e privilegiando l’uso delle polo poi prodotte dall’azienda di famiglia e successivamente definite semplicemente le “Lacoste”.
Avrebbe mai immaginato il geniale René di aver creato un mito? Non solo un coccodrillo su una polo ma uno stile che ai nostri giorni è in grado di calcare le passerelle newyorkesi della fashion week al motto di “life is a beautifol sport.
P.S.curiosità:il primo importatore del marchio francese in Italia fu l’ing. Giulio Pietrangeli padre di tale Nicola a cui dedicherò, concedetemi, una puntata speciale data l’amicizia che ci lega.
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